mercoledì 26 maggio 2010

CALEIDOSCOPI SETTECENTESCHI


Entrata in società, ancora ragazzina, votata per la mia condizione femminile al silenzio e all'inazione, ho saputo approfittare per osservare e riflettere. Mentre gli altri mi credevano stordita e distratta, ascoltavo poco, a dir la verità, i discorsi che tutti si facevan premura di farmi, ma coglievo con estrema attenzione quelli che gli altri cercavano di nascondermi. Questa utile curiosità, oltre a servire a istruirmi, mi in segnò anche a dissimulare. Costretta spesso a nascondere l'oggetto delle mie attenzioni agli occhi di quelli che mi circondavano, cercavo di regolare i miei come volevo, e riuscii da allora ad assumere quello sguardo distratto che voi avete così spesso lodato. Incoraggiata da questo primo successo, tentai di regolare allo stesso modo tutte le espressioni del mio viso. Se provavo qualche dispiacere, mi studiavo di assumere un'aria serena e perfino allegra; ho spinto il mio zelo fino a procurarmi dei dolori volontari per cercare di assumere, nel frattempo, l'espressione del piacere. Ho impiegato la stessa cura e maggior fatica per reprimere i sintomi di una gioia inattesa. Così sono riuscita ad avere sulla mia fisionomia quella assoluta padronanza di cui, a volte, vi ho visto così stupito.
Ero ancora molto giovane e non molto interessante, mi apparteneva solo il mio pensiero e mi indignavo che si potesse carpirmelo e sorprenderlo contro la mia volontà. Munita di queste prime armi cominciai a farne uso: non contenta di riuscire a non farmi capire, mi divertivo a mostrarmi sotto i più diversi aspetti; sicura dei miei gesti, sorvegliavo le mie parole, regolando gli uni e le altre secondo le circostanze o anche solo secondo la mia fantasia; da quel momento il mio pensiero fu solo mio, e non mostrai se non ciò che mi interessava lasciar vedere.
Questo sforzo su me stessa aveva fissato la mia attenzione sull'espressione dei volti e sul carattere delle fisionomie; e acquistai quel colpo d'occhio penetrante che raramente mi ha ingannato, anche se l'esperienza mi ha insegnato a non fidarmene mai ciecamente.

MARCHESA ROSA






BARONESSA GIALLA







CONTESSA BLU




MARCHESA BIANCA







(Pierre Choderlos de Laclos, Le relazioni pericolose, Lettera LXXXI, La Marchesa di Merteuil al Visconte di Valmont)

sabato 1 maggio 2010

TANTI AUGURI AGLI SPOSI


Io e te io e te
perché io e te
qualcuno ha scelto forse per noi
mi son svegliato solo
poi ho incontrato te
l'esistenza un volo diventò per me
E la stagione nuova
dietro il vetro che appannava fiorì
tra le tue braccia calde
anche l'ultima paura morì
Io e te vento nel vento
io e te nodo nell'anima
stesso desiderio di morire e poi rivivere
io e te...



L.Battisti, Vento nel vento, 1972